Aut aut 333 - Enzo Paci. Architettura e filosofia by AA.VV

Aut aut 333 - Enzo Paci. Architettura e filosofia by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Architecture, General, Philosophy
ISBN: 9788865761595
Google: Qf3gBd_0qJcC
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2012-01-17T12:45:43+00:00


Vittime collaterali

ZYGMUNT BAUMAN

Stefano Allievi. Vittime collaterali è un’espressione significativa, che ricorda un po’ quella di danni collaterali, espressione che si usa sempre più spesso per le guerre, per la guerra del Golfo, per la guerra in Iraq, e per tutte le cosiddette guerre postmoderne. È un’espressione tra le più ciniche e fredde che si potessero inventare e ha un grave effetto collaterale: quello di nasconderci gli aspetti più spiacevoli della realtà. I danni collaterali sono immensi, ma di solito non sono calcolati proprio perché sono laterali, non stanno al centro della scena. Non si calcolano prima, per non sprecare risorse (quel che conta è il bersaglio), e non si calcolano neanche dopo, per evitare fastidiosi esami di coscienza. Nell’assordante silenzio dei media solo pochissime organizzazioni internazionali cercano di contare le vittime della guerra, di dare almeno un numero, se non un nome, a quelle vittime, di ricordare almeno statisticamente che ci sono e fare in modo che non scompaiano completamente.

Ma chi sono queste inutili, ininfluenti vittime collaterali, di cui non è necessario parlare, e di che cosa sono vittime? Bauman direbbe che sono innanzitutto vittime della globalizzazione, dei processi globali in atto. Sono i perdenti e i perduti della globalizzazione: i perdenti, cioè gli sconfitti, ma anche i perduti, quelli che non troviamo più e che non si ritrovano più, che si sono persi dentro il processo della globalizzazione, che non capiscono più dove sono. Su alcune di queste vittime Bauman ha focalizzato la sua attenzione: lo straniero, l’immigrato (oggi potremmo dire nello specifico il musulmano), il rifugiato, i nomadi, i devianti, i carcerati, gli anziani. Persino i morenti, perché anche la morte è stata esiliata dalla nostra società vitalista e giovanilista. Insomma le vittime dello sviluppo ineguale. E, più in generale, tra le vittime collaterali della globalizzazione ci sono gli instabili, i precari. I frammentati, quelli che non riescono più a ricomporre i frammenti della loro identità. E aggiungerei infine le parole, di cui occorre tornare a prendersi cura.

Uno dei pregi della sociologia di Bauman è proprio l’enfasi sulle parole, la cura meticolosa, attenta, l’amore per le parole, il rapporto con la letteratura. Io credo che bisognerebbe tornare a una sociologia narrativa, perché la narrazione è spesso l’unico modo che abbiamo di ricomporre un’unità, di dare senso ai nostri percorsi di vita, raccontandoci. I sociologi, nei casi migliori, come in quello di Bauman, riescono a fare anche questo: ad ascoltare le vite degli altri, cercando di ricomporle, di dare loro un senso. Ecco perché nessuno meglio di Bauman è in grado di introdurci al nostro tema. Gli chiediamo allora chi sono, secondo lui, le vittime collaterali e perché ci dicono tanto sulla società ma anche su noi stessi.

Zygmunt Bauman. Mi trovo in una posizione invidiabile, perché Stefano Allievi ha già espresso, con grande chiarezza, i punti fondamentali da affrontare per svolgere insieme alcune considerazioni sulla questione delle vittime collaterali. Nella fitta corrispondenza che ha preceduto questo incontro, Allievi mi ha proposto una definizione estremamente precisa di chi



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